lunedì 9 marzo 2009

il rapporto tra Dio e gli uomini, tra Babele e Pentecoste

  • Lingua universale e dialetti
    La globalizzazione dei problemi e delle relazioni porterà a una lingua globale? Attualmente, l'88% della popolazione mondiale parla un inglese molto semplificato che viene definito globish (=fusione delle parole "Globe" e "English").Forse tra una o due generazioni tutti gli uomini comprenderanno una lingua attraverso la quale si scambieranno opinioni, merci, sentimenti … forse le lingue “nazionali” rimarranno come strumento di espressione e dialogo intermedio, ma si atrofizzeranno gradualmente perché meno “necessarie” di oggi. In compenso dal basso risorgeranno i linguaggi locali o tecnici, cioè una serie di dialetti nei quali si riconosceranno gli appartenenti a determinate comunità (regionali o per affinità di mestiere). Pensiamo anche a quanto le nuove tecnologie hanno modificato il nostro linguaggio (oltre che importare di termini dall'inglese, stiamo modificando le nostre abitudini nella scrittura, basti vedere l'utilizzo del kappa al posto della "c dura"). Babele è dunque superabile o tutto rimarrà come è sempre stato?

  • La Pentecoste sembra fornire una soluzione che non elimina il problema ma lo risolve con “l’intervento divino”. Ognuno parla la sua lingua ma uno Spirito traduttore fa sì che ciascuno intenda quel che l’altro dice. Se così fosse Babele risulta superabile solo con l’intervento “miracoloso” di Dio che non appiattisce le differenze e le caratteristiche personali o di gruppo ma le armonizza nel senso che le rende comprensibili, cioè condivisibili dagli altri. È questa una prospettiva proponibile?

  • Forse non c’è bisogno di una lingua ma di linguaggi universali. La scienza è uno di questi? La dichiarazione dei diritti universali (cioè un linguaggio condiviso sulla giustizia, la libertà, lo sviluppo della personalità …) è un altro linguaggio universale?

  • Accettare Dio come interlocutore (possibile o necessario) è una condizione per affrontare il problema o solo un risultato cui si può arrivare o non arrivare dopo una indagine condotta diligentemente e coerentemente con le proprie inevitabili “premesse”?

  • Dio è “dicibile” o solo “ascoltabile”?

  • Quando Dio parla (se parla) che linguaggio usa per farsi capire dagli uomini? La bibbia? Il corano? I libri sacri in generale delle varie religioni? La persona di Gesù? L’intimità spirituale personale di ciascuno? La scienza? Il progresso? …Questo tema ci porta a chiederci cosa è “parola di Dio”? solo la Bibbia? Quella ebraica? Quella cristiana? E a tutti gli altri uomini Dio ha parlato o no? Maometto è amico di Dio o no? E Budda? E i fedeli indù? E tutti coloro che si interrogano sul senso della vita?

  • Quando “il sentiero è interrotto” cosa si può fare? L’uomo nulla, se non tornare sui suoi passi e accontentarsi della foresta in cui vive.

  • Come può Dio essere “padre” e insieme essere così difficile da trovare? A chi giova questo gioco a nascondino?

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